In questi giorni ho pensato molto alla parola “perdono”. Pensando all’attentato alla scuola di Brindisi, a quello che รจ successo a Melissa, alle sue compagne…come si fa a perdonare chi ha commesso quel gesto mostruoso?
In casi del genere รจ davvero difficile pensare al perdono. Quando si parla di stragi mafiose, come quella di Capaci o via D’Amelio. Quando si parla dell’omicidio di Padre Pino Puglisi, una persona cosรฌ mite e buona. Quando si parla delle vittime delle guerre, degli episodi di cronaca nera familiare….la prima parola che viene in mente non รจ certo “perdono”.
Dal punto di vista etimologico la parola “Perdono” deriva dal latino medievale e significa “2 volte dono”. Il perdono รจ piรน grande del dono, รจ gratuito come il dono, ma รจ piรน difficile e complesso da dare.
Su facebook ho trovato una simpatica pagina Intitolata “Perdonare e dimenticare? Fanculo! Non sono Gesรน e non ho l’Alzheimer“. Mi ha fatto ridere, perchรฉ un pรฒ mi รจ capitato di pensare cose del genere.
In effetti la parola perdono รจ relazionata spesso alla parola debolezza.
Aldilร della veridicitร o meno dell’esistenza di Cristo, mi affascina molto la simbologia cristiana del perdono. Soltanto quando Cristo riesce a dire la frase: “Perdona loro perchรฉ non sanno ciรฒ che fanno”, allora solo dopo avviene il miracolo della Resurrezione.
Io leggo tutto questo in chiave metaforica: รจ un pรฒ come se perdonare fosse lo step necessario per poi poter rinascere, per ricostruire qualcosa di nuovo, per metterci in pace con noi stessi e il mondo.
Ma voglio concludere con le parole del poeta Andrea Zanzotto, che in una intervista ha detto: โHo un solo nipote, troppo piccolo, non posso spiegargli niente. Devo aspettare che capisca per riuscirgli a parlare. O lasciargli un messaggio, solo un biglietto per chiedergli perdono per non avergli lasciato un mondo migliore di quello che รจโ.